da Repubblica.it

Studiare l´italiano, slalom fra i corsi
Dal campo scuola nell´oasi di Burano al Cattaneo di Testaccio. Con fondi ministeriali oppure la sola buona volontà degli insegnanti
di Chiara Righetti

Un campo scuola nell´oasi naturale della valle del Burano: c´è anche questa fra le iniziative messe in campo nel Lazio per aiutare i figli di immigrati, da poco arrivati in Italia, a inserirsi a scuola e dotarsi dello strumento fondamentale: la lingua italiana. Sono molti i corsi attivati dai singoli istituti, con fondi ministeriali o solo grazie alla buona volontà dei docenti. Ma da quest´anno c´è anche un disegno organico dedicato proprio all´insegnamento dell´italiano. Il piano nazionale (oltre mille progetti, 3mila insegnanti coinvolti) non si rivolge a pioggia a tutti i figli di immigrati, ma solo agli adolescenti arrivati da poco in Italia, perché gli altri - nati qui o arrivati molto piccoli - sono "stranieri" solo sulla carta. A livello nazionale gli alunni non italiani sono 627mila, circa il 7% degli studenti, ma uno su tre è di seconda generazione (dati 2008-2009 contenuti nel libro "Una classe a colori" di Vinicio Ongini e Claudia Nosenghi, in libreria tra qualche giorno).Nel Lazio, gli studenti stranieri sono 62mila, dei quali 4.500 iscritti per la prima volta l´anno scorso. Per loro le scuole della Regione hanno presentato 97 progetti, 90 dei quali finanziati dall´Ufficio scolastico regionale per circa 900mila euro. Destinatari dei corsi quasi 7mila studenti, con il coinvolgimento di 500 insegnanti e circa cento esperti esterni. Ma come funziona in concreto? «Da noi - spiega la professoressa Stefania Franco dell´Ipsia Cattaneo di Testaccio - gli studenti stranieri sono il 15-20%, soprattutto dell´Europa dell´Est. Li "spalmiamo" il più possibile nelle varie sezioni, ma molti arrivano in corso d´anno e a volte è difficile distribuirli equamente».All´arrivo al Cattaneo, il ragazzo fa un colloquio con un team di docenti per valutare il suo grado di conoscenza della lingua. Poi viene inserito in classe, dalla quale si stacca però (tipicamente nelle ore di lettere) per studiare la lingua con un piccolo gruppo. «Questo - spiega Franco - ci permette un lavoro tarato sulle esigenze del singolo».
Tra le scuole coinvolte anche la media Fantappiè di Viterbo: in una delle due sedi, gli studenti stranieri sono il 25%, perlopiù romeni, ma anche afgani, bengalesi, latinaomericani. Spiega la preside Maria Gabriella Allibrio: «Collaboriamo con gli enti locali e l´Auser, che cura la fase di "prima alfabetizzazione" in cui diamo ai ragazzi gli elementi base per comunicare. Poi passiamo a una fase di potenziamento: un conto è la lingua parlata, un altro la scritta, fondamentale per lo studio». L´insegnamento dell´italiano si affianca ad altri percorsi, ad esempio sulla Costituzione, e si avvale di strumenti anche ludici: «Quest´anno abbiamo studiato la flora, confrontandola con quella dei Paesi d´origine dei ragazzi. In questo modo l´intera classe viene coinvolta, un approccio contrario all´idea delle classi-ponte».

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