Consigli per la lettura: "Quelle voci dal vuoto"

QUELLE VOCI DAL VUOTO
Guido Tassinari-Rete indi.
Genti e fotoracconto a cura di Alessandro CarpentieriIacobelli Edizioni - Collana Frammenti di Memoria, 2009Quattro storie di migranti in viaggio verso l’Occidente che non li vede, non li vuole eppure ne ha bisogno. Dall’Eritrea a Milano, da Mauritius a Washington, dal Guatelama a chissà dove: uomini e donne senza nome e senza volto, migranti nel mondo globale, clandestini indesiderati eppure così necessari, raccontano il loro viaggio in una specie di canto comune, una partitura in quattro atti. Alle voci soliste che narrano di sè si affiancano quelle dei personaggi che incontrano nella loro personale odissea. E, fuori campo, qualcuno commenta e collega molti fili di questo racconto sinfonico del nostro mondo attuale, un caos colto nei suoi aspetti più crudi e disumani. Le foto inframmezzate nel testo costituiscono una storia parallela per immagini. “Noi poveri siamo fantasmi. Da sempre in viaggio, partiamo evocati dal vostro desiderio. Noi che ci muoviamo quasi sempre di notte, impercepiti, attraverso continenti, mari oceani... Non sapete e non volete sapere chi siamo e come viviamo. Quando uno di noi sparisce, sparisce per sempre.”

Cartoline per Haiti

I bambini di Piazza Vittorio a Roma inviano cartoline di solidarietà ai bambini di Haiti
I bambini della scuola elementare "Di Donato", nella zona di Piazza Vittorio a Roma, il quartiere più internazionale della capitale, hanno inviato 40 cartoline, con i loro messaggi di affetto e solidarietà, ai loro coetani ad Haiti, colpiti dal terribile terremoto del 12 Gennaio scorso. L'iniziativa è stata promossa dalla "Scuola di Pace" di Roma che ha voluto collegare le iniziative del "Piccolo Carnevale Armonico", il Carnevale di tutti i bambini del mondo, ai bambini haitiani. Le cartoline dei bambini di Piazza Vittorio sono state inviate all'ambasciatrice di Haiti in Italia, Sig.ra Geri Benoit, per poterle trasmettere ai bambini di Haiti.
Le cartoline esprimono, con la sincerità e il messaggio diretto dei bambini, la vicinanza ai bambini colpiti dal devastante terremoto del 12 Gennaio, e anche lo shock provato dai bambini d'Italia nel vedere in televisione le immagini del terremoto, l’impotenza provata e la voglia di essere vicini ai bambini di Haiti, cercando di fare qualcosa di concreto.
Piazza Vittorio è nel quartiere Esquilino di Roma, una zona ad alta concentrazione di immigrazione, e la Scuola Di Donato accoglie bambini italiani e di molte nazionalità del Mondo, così come si può vedere anche da alcune firme sulle cartoline. Nella lettera che il Presidente della Scuola di Pace, Sig. Italo Cassa, ha indirizzato all'Ambasciatrice di Haiti in Italia, si esprime anche il desiderio di realizzare altre iniziative di gemellaggio culturale e di solidarietà tra i bambini delle scuole d'Italia e i bambini delle scuole di Haiti, anche con iniziative di supporto ludico e didattico al corpo docente rimasto senza una scuola, anche con l'arrivo ad Haiti di volontari dell'organizzazione.
Le cartoline si possono vedere alla pagina:
La Scuola di Pace - Roma

Consigli per la lettura: "BLACKS OUT - 20 marzo ore 00.01 Un giorno senza immigrati"

BLACKS OUT - 20 marzo ore 00.01 Un giorno senza immigrati
Vladimiro Polchi
Edizioni Laterza 2010
Tra finzione e realtà. La finzione è lo scheletro di questo libro, le ossa che lo tengono in piedi e lo fanno camminare. La realtà sono i muscoli e i nervi che danno corpo al testo: le storie degli immigrati, le interviste, le inchieste, i dati statistici, le diverse opinioni. Questo è il racconto di uno sciopero che, se mai accadesse, ci metterebbe in ginocchio.

24/02/2010 "All'Italia il record europeo dell'abbandono scolastico"

E’ l’abbandono dopo l’obbligo la piaga più sanguinolenta del sistema scolastico italiano. Il 20 per cento dei ragazzi che oggi hanno tra i 20 e i 24 anni non ha completato la secondaria superiore. Uno su cinque, dunque. «Una vergogna, un dato che pone il nostro paese al di fuori di ogni norma europea», commenta Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, che presenta oggi a Roma il Rapporto sulla scuola in Italia 2010, con l’intervento del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Il 50 per cento di questi ragazzi non ha neppure avviato un ciclo di studi dopo le medie, l’altra metà, invece, l’ha iniziato ma interrotto.Gli studenti a rischio di drop-out, sono generalmente maschi e con un retroterra socio-culturale svantaggiato: il 30 per cento di loro ha mollato per ragioni familiari. Una volta tanto, non ci sono differenze tra Nord e Sud: si distribuiscono a macchia di leopardo fra le scuole italiane. Cresce, fra loro, la quota degli studenti di origine straniera, anche se oggi rappresentano soltanto il 5 per cento degli iscritti alle superiori. Se l’intera popolazione conseguisse un diploma di scuola superiore, eliminando gli abbandoni, e tutte le condizioni economiche fossero magicamente favorevoli, si potrebbe produrre un incremento del tasso di occupazione pari al 6,3 per cento (circa un milione e 300 mila occupati in più) e un reddito aggiuntivo annuale di 4 punti di Prodotto interno lordo.Ma gli abbandoni sono solo la prima delle quattro grandi “iniquità” della nostra scuola. La seconda sta nella selezione di classe sociale che avviene all’atto dell’iscrizione ai diversi tipi di scuola superiore. I figli dei ceti più abbienti e più istruiti vanno a frequentare i licei, dove la probabilità di laurearsi è pari al 50 per cento, gli altri negli istituti tecnici (dove la previsione di laurea scende al 12) o in quelli professionali, dove la loro carriera scolastica si ferma (arriveranno alla laurea solo il 5 per cento).La soluzione proposta dalla Fondazione Agnelli per evitare questa ingiustizia, che poco ha a che fare col merito, è quella di mantenere tutti gli studenti in un percorso comune fino al completamento dell’obbligo formativo (16 anni). Terza iniquità: l’indirizzo prescelto non solo ti apre o ti chiude le porte della laurea, ma incide anche sui risultati scolastici contingenti. Dai collaudati test Ocse-Pisa, effettuati ogni anno a una platea di 20 mila studenti, risulta che uno studente del liceo ottiene 61 punti in più (su 500) rispetto a uno delle professionali. Infine, quarta piaga, i divari territoriali negli apprendimenti. Essere studenti al Nord, indipendentemente dalle caratteristiche individuali e dal tipo di scuola, significa 68 punti in più (indagine Ocse-Pisa 2006) rispetto al Mezzogiorno.La domanda che ci si pone allora è la seguente: il federalismo scolastico imposto dalla legge Calderoli del 2009, non rischia di aumentare tali divari? Al criterio del costo storico, con cui lo Stato finanziava la spesa delle Regioni, entro il maggio del 2011 si dovrà sostituire infatti quello dei livelli essenziali delle prestazioni calcolati sulla base dei costi standard della regione più efficiente. «La nostra proposta - afferma Andrea Gavosto - è che lo Stato dia un tempo di 3-5 anni alle Regioni in ritardo per adeguarsi, ponendo loro come obiettivo il dimezzamento degli abbandoni e la riduzione netta di quella soglia del 30 per cento di ragazzi che nel Sud non ottengono ai test i risultati minimi accettabili. Questo sforzo di adeguamento va finanziato. Si coinvolga l’Istituto di valutazione Invalsi nei test di controllo e in caso di fallimento degli obiettivi, scatti come sanzione il commissariamento».L’Italia spende per l’istruzione 8.200 dollari a studente, su una media Ocse di 7.283. Il nostro problema è di avere un numero piuttosto basso di alunni (compensato, nel Nord, dai figli degli immigrati) e un numero relativamente alto di insegnanti. In definitiva, e a sorpresa, il settore dove il divario è più contenuto è quello digitale: secondo l’Indagine Pisa del 2006 nelle scuole vi sarebbe un computer per la didattica ogni 17 studenti, contro uno ogni 15 della media europea. Ma, secondo dati successivi del Miur, nel 2007-2008 eravamo ad uno ogni 10. C’è molto da lavorare ancora, formando docenti e stimolando gli allievi.

Fonte:ilmessaggero.it

Accade all'Esquilino il 04/03/2010 inaugurazione della "Biblioteca parlata"

4 marzo 2010 ore 18-19.30
festa di apertura della
“biblioteca parlata” all’Esquilino
Scuola Di Donato via Bixio 83,
Per info
parolincontro@libero.it
tel. 064958405- 3293826106

Il Capodanno Cinese attraverso gli scatti di Maria T. Bologna

Gli studenti della scuola Di Donato dell'Istituto Comprensivo D. Manin assistono alla Danza del Drago e del Leone a cura della FIDALD (Federazione Italiana Danza Del Leone e Del Drago) rappresentata dalle scuole ASD (Associazione Sportiva Dilettantistica) TAO CHI Roma a cura del Sifu Maurizio Di Bonifacio e San Ngai Kwun Perugia a cura del Sifu Giampaolo Monaco.




Il video di adnkronos: Il Capodanno cinese a Roma, la danza dei draghi e dei leoni ...
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - Con la danza dei draghi e dei leoni i cinesi di Roma hanno celebrato il loro ... Nel quartiere Esquilino hanno sfilato due draghi colorati e due leoni a suon di tamburi,

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Il-Capodanno-cinese-a-Roma-la-danza-dei-draghi-e-dei-leoni_32202078.html

24/02/2010 "L'immigrato che fa impresa in crescita nonstante la crisi"


Non solo bar ed edilizia. E in città uno su 5 è donna. In tre anni l'incremento è stato del 33,5 per cento: i più radicati restano egiziani e cinesi ma l'Est avanza. Le aziende di stranieri sono oltre 20mila, il 7,6% del totale a Milano e mantengono il saldo in attivo
È solo grazie agli immigrati che l'economia milanese cresce. Senza le loro imprese il saldo sarebbe negativo, in quattro anni si conterebbero solo quasi mille aziende perse. E bisogna ringraziare gli imprenditori stranieri se invece, nonostante la crisi mondiale e quindi anche locale, si registra tra il 2005 e il 2008 una lieve crescita (+ 1,6 per cento). E in questo scenario Milano diventa la capitale d'Italia per le imprese immigrate.I dati compaiono nel rapporto dell'Asiim (Associazione per lo sviluppo dell'imprenditorialità immigrata a Milano) che li presenta assieme alla Camera di commercio. Le imprese controllate da migranti sono 20.144, il 7,6 per cento di tutte le attività milanesi (una su dodici) con un incremento solidissimo e costantemente crescente negli anni (+ 33,5 per cento tra 2005 e 2008) che colpisce ancora di più se si guarda alla stasi del resto del sistema imprenditoriale nel territorio provinciale.Otto imprenditori stranieri su dieci hanno una piccola ditta: bar, ristoranti, imprese di pulizie e di trasporti, esercizi commerciali al dettaglio. Ma arrivano, sempre più, anche a forme di impresa più complesse, con quasi mille nuove società di capitali «per creare le quali servono oltre alle finanze anche i cervelli, segno della nascita di un settore di imprenditoria ormai molto avanzata», sottolineano alla Camera di commercio. Chiaramente la maggior parte degli imprenditori stranieri opera nei settori più difficili e meno remunerativi, abbandonati dai milanesi. Come la manodopera in edilizia, dove crescono dell'80,9 per cento, ma anche i panifici (+64,7), i bar (+106,6) e i parrucchieri, dove si registra la crescita record (+160).Gli imprenditori più solidi? Gli egiziani e i cinesi, non a caso le comunità di più antica data e fra le più numerose. Sono loro ad essere impegnati nelle società di capitale (4,4% di tutte le imprese etniche) e di persone (circa 9%). Protagonisti, gli egiziani, con le loro 6237 imprese, lo sono in generale anche nelle forme di società più semplici, seguiti da cinesi (4334), rumeni (2181), marocchini (1844) e albanesi (1237).
Le donne imprenditrici, inoltre, sono ormai un quinto del fenomeno imprenditoriale migrante e, in percentuale, crescono più degli uomini. Quella immigrata è una imprenditoria giovane: il 40 per cento ha 35-40 anni , contro il 26,9 per cento che si registra fra gli italiani.La crisi, comunque, si fa sentire anche qui, nell'unico elemento veramente dinamico del contesto milanese: meno 5 per cento gli ambulanti a posto fisso, meno 2,4 i "padroncini" del trasporto merci su strada. I più affezionati al territorio di Milano? Insediati e dinamici gli egiziani; ecuadoriani e bulgari sono meno numerosi ma presentano incrementi superiori alla media delle imprese etniche. In gran numero, ma meno dinamici, i cinesi, più rari ma molto radicati a Milano gli imprenditori filippini.Crescono il doppio degli altri imprenditori stranieri quelli che vengono dall'est (66 per cento), in particolare i romeni e gli albanesi. Ma sono concentrati più nel resto del territorio provinciale che non in città. Nel bacino della Martesana sono attivi soprattutto gli ecuadoriani, nella zona di Rho i tunisini. In calo, invece, i titolari senegalesi e nigeriani di piccole imprese.
Fonte:repubblica.it

28/02/10 Festa delle Lanterne all'Esquilino

25/02/2010 "Non perdere il filo della tua conoscenza"

26/02/10 Finissage InsideOut- Mostra evento di Arti Multimediali Cina/Italia


II edizione "Un due'tre. Corso di formazione per la didattica musicale"

Per info
06.5759846 06.5750376 06.5759308
bambini@scuolamusicatestaccio.it
www.scuolamusicatestaccio.it

23/02/2010 "Roma-Parigi. Scenari per il futuro della metropoli"

martedì 23 febbraio 2010 ore 18,00
Casa dell’Architettura - piazza Manfredo Fanti 47, Roma
L'Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Roma e provincia e l'InArch Istituto Nazionale di Architettura invitano all'incontro
Roma - Parigi
Scenari per il futuro della metropoli

Per info e visionare il programma completo