La mappa, in stampa a fine mese, si rivolge direttamente agli stranieri. «Non sarà distribuita casualmente- spiega Salvatore Geraci, Area sanitaria Caritas - ma spiegata direttamente a chi si rivolge ai nostri servizi e in particolare allo sportello Informasalute, la struttura gestita da volontari stranieri all'interno della Asl RmA». Di che si tratta? «Una mappa di fruibilità - spiega la brochure - non è un indirizzario completo: indica luoghi e servizi verificati e realmente utilizzabili.
Per questo non è mai definita e necessita di continui aggiornamenti e correzioni», che chiunque può inviare all'indirizzo poliambulatorio@areasanitaria.it. La mappa indica, Asl per Asl, dove ottenere il tesserino Eni/Stpe gli indirizzi, telefoni e orari degli ambulatori di medicina generale di ciascun municipio. L'elenco non è esaustivo ma segnala appunto solo le strutture "sperimentate", con una serie di indicazioni pratiche. Si apprende così che in alcune non servono documenti, in altre è necessario il passaporto, e che ci sono sportelli che curano i cittadini Ue solo se bulgari o romeni. Mentre ad esempio nella Asl Roma D la tessera Stp viene rilasciata anche dai consultori.
Per la Caritas Roma sono due le strutture di riferimento: l'ambulatorio di via Marsala 97 (06.4463282) e lo sportello Informa salute di via Luzzatti (06.77307553). Ma nel Lazio esiste ormai una vera e propria "rete" di 51 ambulatori per irregolari; tanti ne ha censiti a luglio l'Asp, Agenzia di sanità pubblica. Ce n'è almeno uno in ciascuna delle 12 Asl regionali, ma con notevoli differenze sia tra città e provincia sia tra i diversi distretti. Tre sono all'interno di ospedali: l'Umberto I, il Policlinico di Tor Vergata e il San Gallicano (dove l'ambulatorio delle originiè integrato nell'Inmp, l'Istituto nazionale per la cura delle popolazioni migranti). I più antichi risalgono al 1983, i più recenti al 2009. Ma non sono "ghetti" della sanità: il 53% delle strutture accoglie anche senza dimora, il 43% immigrati regolari, il 20% italiani. Quanto ai Paesi d'origine i più rappresentati sono Romania, Ucraina, Albania, Filippine.
La maggior parte degli ambulatori sono gestiti dalle Asl direttamente o attraverso il privato sociale, anche con l'apporto di volontari, mediatori, personale messo a disposizione dagli enti locali. Le difficoltà riferite riguardano per il 63% dei casi gli spazi, gli orari di apertura, la mancanza di personale,e per un altro 33% la comunicazione con l'utenza.
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