24/02/2010 "L'immigrato che fa impresa in crescita nonstante la crisi"


Non solo bar ed edilizia. E in città uno su 5 è donna. In tre anni l'incremento è stato del 33,5 per cento: i più radicati restano egiziani e cinesi ma l'Est avanza. Le aziende di stranieri sono oltre 20mila, il 7,6% del totale a Milano e mantengono il saldo in attivo
È solo grazie agli immigrati che l'economia milanese cresce. Senza le loro imprese il saldo sarebbe negativo, in quattro anni si conterebbero solo quasi mille aziende perse. E bisogna ringraziare gli imprenditori stranieri se invece, nonostante la crisi mondiale e quindi anche locale, si registra tra il 2005 e il 2008 una lieve crescita (+ 1,6 per cento). E in questo scenario Milano diventa la capitale d'Italia per le imprese immigrate.I dati compaiono nel rapporto dell'Asiim (Associazione per lo sviluppo dell'imprenditorialità immigrata a Milano) che li presenta assieme alla Camera di commercio. Le imprese controllate da migranti sono 20.144, il 7,6 per cento di tutte le attività milanesi (una su dodici) con un incremento solidissimo e costantemente crescente negli anni (+ 33,5 per cento tra 2005 e 2008) che colpisce ancora di più se si guarda alla stasi del resto del sistema imprenditoriale nel territorio provinciale.Otto imprenditori stranieri su dieci hanno una piccola ditta: bar, ristoranti, imprese di pulizie e di trasporti, esercizi commerciali al dettaglio. Ma arrivano, sempre più, anche a forme di impresa più complesse, con quasi mille nuove società di capitali «per creare le quali servono oltre alle finanze anche i cervelli, segno della nascita di un settore di imprenditoria ormai molto avanzata», sottolineano alla Camera di commercio. Chiaramente la maggior parte degli imprenditori stranieri opera nei settori più difficili e meno remunerativi, abbandonati dai milanesi. Come la manodopera in edilizia, dove crescono dell'80,9 per cento, ma anche i panifici (+64,7), i bar (+106,6) e i parrucchieri, dove si registra la crescita record (+160).Gli imprenditori più solidi? Gli egiziani e i cinesi, non a caso le comunità di più antica data e fra le più numerose. Sono loro ad essere impegnati nelle società di capitale (4,4% di tutte le imprese etniche) e di persone (circa 9%). Protagonisti, gli egiziani, con le loro 6237 imprese, lo sono in generale anche nelle forme di società più semplici, seguiti da cinesi (4334), rumeni (2181), marocchini (1844) e albanesi (1237).
Le donne imprenditrici, inoltre, sono ormai un quinto del fenomeno imprenditoriale migrante e, in percentuale, crescono più degli uomini. Quella immigrata è una imprenditoria giovane: il 40 per cento ha 35-40 anni , contro il 26,9 per cento che si registra fra gli italiani.La crisi, comunque, si fa sentire anche qui, nell'unico elemento veramente dinamico del contesto milanese: meno 5 per cento gli ambulanti a posto fisso, meno 2,4 i "padroncini" del trasporto merci su strada. I più affezionati al territorio di Milano? Insediati e dinamici gli egiziani; ecuadoriani e bulgari sono meno numerosi ma presentano incrementi superiori alla media delle imprese etniche. In gran numero, ma meno dinamici, i cinesi, più rari ma molto radicati a Milano gli imprenditori filippini.Crescono il doppio degli altri imprenditori stranieri quelli che vengono dall'est (66 per cento), in particolare i romeni e gli albanesi. Ma sono concentrati più nel resto del territorio provinciale che non in città. Nel bacino della Martesana sono attivi soprattutto gli ecuadoriani, nella zona di Rho i tunisini. In calo, invece, i titolari senegalesi e nigeriani di piccole imprese.
Fonte:repubblica.it

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