03/02/2010 "La "tre-giorni" sulle politiche sociali:povertà, carceri piene e lavoro nero"

ROMA - Sul tavolo, il Gruppo Abele, Libera e CNCA (il Coordinamento di accoglienza) hanno già pronto il materiale sul quale si metteranno a discutere per tre giorni, a partire da questa mattina fino a domenica. L'appuntamento è al Palatennistavolo di Terni, per la quarta edizione di "Strada Facendo", l'incontro annuale che fa il punto sulle politiche sociali in Italia e prova ad immaginare nuovi modelli di welfare. Tre giorni di riflessioni con sette gruppi di lavoro, oltre 1000 iscritti e 70 relatori. Annunciata la partecipazione di personaggi della politica di prima fila: Pierluigi Bersani, Fabio Granata (finiano del Pdl), Maria Rita Lorenzetti (presidente della Regione Umbria), Nichi Vendola, Paolo Ferrero, Livia Turco... E poi giuristi, economisti, sociologi. L'idea diffusa di un Paese ingiusto. Ci sarà tanto di cui parlare e innumerevoli saranno gli spunti sui quali riflettere e discutere. Le ricerche e i diagrammi dai quali partirà la discussione, tratteggiano spietatamente i contorni di un'Italia con la soglia della vulnerabilità sociale talmente abbassata da diffondere tra i giovani dai 16 ai 30 anni la certezza di vivere in un Paese che non garantisce a tutti gli stessi percorsi, dove le regole ci sono, ma non valgono per tutti fino in fondo. E dove solo il 10% di chi perde il lavoro è coperto da sussidi, tanto che 1,6 milioni di lavoratori non ha alcun sostegno in caso di licenziamento. Vecchi e nuovi poveri. La Banca d'Italia ci dice che 2 milioni e 600 mila persone non sono occupate; tra questi sono calcolati anche i disoccupati ormai talmente scoraggiati che un lavoro neanche lo cercano più. La povertà assoluta riguarda il 5% della popolazione, circa 2 milioni e 900 mila persone, gente che non riesce ad acquistare beni e servizi ritenuti essenziali per uno standard di vita minimamente accettabile. Non meno grave la condizione nel "recinto" della cosiddetta "povertà relativa", popolata da circa 2 milioni di persone che vive appena al di sopra della soglia: 50 euro in più dei poveri veri e propri.
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La spesa sociale sotto la media UE. La "social card" di Tremonti ha avuto un impatto modesto, sia sulla povertà assoluta, che su quella relativa: un calo delle famiglie "assolutamente povere" di appena lo 0,4%. L'insieme dei provvedimenti del governo rispetto gli indigenti è di 192 milioni di euro, ma ne servirebbero 3, 86 miliardi. Fatta pari a 100 la media aritmetica della spesa pro capite dell'Europa a 15, quella italiana è diminuita progressivamente dall'84% del '97, al 77% del 2006. Il collasso delle carceri. Nelle celle dei penitenziari italiani sono stipati 20 mila persone in più di quante ne potrebbero contenere. A questo dato oggettivo, che già da sé è all'origine di situazioni inumane e degradanti, si aggiunge anche una cultura della pena detentiva superata e inadeguata, lontanissima dall'idea del reinserimento sociale e del recupero, e sempre più viziata dal concetto di vendetta e rivalsa della società su chi ha sbagliato. Tra i dati a disposizione di chi parteciperà alla "tre-giorni" di Terni, ci sono gli esempi del carcere di Favignana, piccola struttura con 148 detenuti, con la particolarità di essere totalmente sotto terra. E l'esempio, agghiacciante e ormai celebre, di Poggioreale che ospita più del doppio delle persone che potrebbe alloggiare: oltre 2700 persone. Chi è dietro le sbarre. Il 46% dei detenuti (circa 30 mila persone) è in stato di custodia cautelare, cioè in attesa di giudizio. Di questi il 77,5% sono stranieri, quasi la metà dei quali (il 30%) finisce dietro le sbarre per trasgressioni che hanno a che fare con le leggi sull'immigrazione. Negli istituti di pena sono sempre meno le persone che scontano pene lunghissime; cresce il numero, al contrario, di coloro i quali scontano sentenze fino a tre anni e potrebbero accedere a misure alternative.I suicidi. L'anno record del 2009, con 72 detenuti che si sono tolti la vita in carcere, è ormai alle spalle. Ma il 2010 - per così dire - promette bene: nei primi 15 giorni di gennaio, già sei persone hanno deciso di farla finita con la propria esistenza in cella. Negli ultimi 10 anni ad uccidersi sono stati in 1560. Disoccupazione e bassi salari. L'Istat ci dice che in Italia le persone disoccupate sono l'8,5% dei lavoratori: l'1,5% in più rispetto all'anno precedente. Tra i giovani, dai 15 ai 24 anni, i senza lavoro costituiscono il 26%; nell'Unione Europea lo stesso dato si ferma al 21%. I salari italiani sono tra i più bassi d'Europa. Con stipendi del 17% inferiori alla media dell'area Ocse. Sono circa 13 milioni i lavoratori italiani che guadagnano meno di 1.300 euro netti al mese e circa 6,9 milioni, di euro ne prendono meno di 1.000. Il reddito delle famiglie operaie e degli impiegati è sceso di 1.700 euro dal 2000 al 2008. A fronte, i professionisti e gli imprenditori hanno invece incrementato i loro redditi con oltre 9.000 euro. Ancora meglio è andata ai manager: i loro compensi sono cresciuti del 38%. Il lavoro nero vale 92 miliardi. Il numero di lavoratori irregolari è molto vicino ai 3 milioni, il 12% della forza lavoro nazionale. Il valore stimato del "sommerso" è pari a 92,6 miliardi di euro. La metà delle persone è impiegata al Sud. Con il primato alla Calabria, con il 15%. Seguono la Sicilia (12.7%); la Campania (12,2%); la Basilicata e la Sardegna con l'11,7%.
Fonte:repubblica.it

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