27/10/2009 "Sesso a pagamento, aumentano i consumatori e chi non sa di aver l'Aids"
ROMA (27 ottobre) - Come può sentirsi una donna a scoprire che il proprio marito e padre dei propri figli è un abituale consumatore di sesso a pagamento? I numeri della prostituzione dicono che gli “utilizzatori finali” sarebbero circa 9 milioni di italiani, il 40% sotto i 25 anni, gli altri sono tutti più grandi. Padri, mariti, impiegati, professionisti, commercianti, uomini con i quali lavoriamo, usciamo, andiamo in vacanza e sì, certo, uomini che amiamo, sposiamo o con i quali siamo già sposate. Sì forse proprio loro, i padri dei nostri figli. Chi può dirlo, giurarlo, esserne sicura? Che vadano con donne, uomini o transessuali poco importa, sempre di “Sex Workers” si tratta e a parlare con loro possono venire i brividi.“A cercarmi sono soprattutto uomini sposati” questo dichiarò l’anno scorso alla stampa Adrieli, transessuale brasiliana arrivata in Italia diciannovenne e già sieropositiva. Dopo 13 anni di prostituzione ammetteva di aver tante volte accontentato i clienti che le chiedevano di non usare il preservativo, tacendo comunque di essere sieropositiva. Soprattutto uomini sposati. Ma questi non sono solo numeri privati, non è una questione di cuore o di coppia, è anche una questione di salute, pubblica. Fisica e psicologica. A Roma un uomo su due frequenta i marciapiedi per comprare qualche minuto d’intimità, tanti lo vogliono fare “strano” e scelgono una transessuale. Poi, molti di loro, pagano e corrono dalle fidanzate, dalle mogli. Ignare, inconsapevoli donne che pensano di conoscere con chi dividono il letto, i sogni e la vita. Un quarto delle persone Hiv-positive non sa di essere infetto, è infatti in aumento il numero di pazienti che scoprono di essere contagiati solo in fase molto avanzata di malattia e quindi inconsapevolmente sono essi stessi probabili responsabili di diffusione del virus. Secondo i dati pubblicati dal Centro Operativo Aids dell’Istituto superiore di sanità nel 1996 erano il 21% gli “inconsapevoli,” nel 2008 costituiscono il 60% dei nuovi casi, per lo più contagiati per via sessuale, eterosessuale e omosessuale. Un mondo di silenzi, di “non detto”, di vite inconsapevolmente portatrici di menzogne e malattie, di segreti e peccati sconosciuti. Questo è il nuovo volto dell’Aids e contemporaneamente il nuovo volto sociale dei costumi sessuali: si è alzata l’età media, i tossicodipendenti che nel 1985 erano il 69% della popolazione contagiata sono scesi al 8,6% nel 007, mentre dal 13,3% è salita al 73,7 % la percentuale di popolazione che ha contratto la malattia per trasmissione sessuale. E c’è un aumento progressivo della percentuali di donne che hanno acquisito l’infezione dal partner, sempre più spesso senza avere alcuna percezione di essere a rischio. Arrivano in tribunale i primi tragici segnali di questo cambiamento pubblico e privato, una moglie ha denunciato suo marito per lesioni gravissime, per averle trasmesso il virus Hiv. La causa approdata dopo 8 anni al Tribunale di Velletri ci costringe a nuove riflessioni. Quando l’Aids esplose i media rimandavano l’immagine di una malattia che colpiva una popolazione considerata socialmente “colpevole”, i tossicodipendenti. Sessualmente sembrava colpire solo gli omosessuali e quindi la gente comune, eterosessuale, deve aver creduto di essere immune. Invece no, siamo tutti a rischio: noi mogli ignare delle abitudini sessuali dei nostri compagni, i nostri mariti che pensano di concedersi solo uno strappo alla regola, i nostri figli che in una serata d’eccessi consumano sesso casualmente con partner che non conoscono, di cui all’alba non ricordano il nome e che probabilmente non rivedranno mai più.No, non è solo una questione privata. E’anche una questione pubblica e non perché riguarda i politici, ma perché il fenomeno della prostituzione è una realtà sociale, perché psicologicamente e affettivamente può essere devastante fare i conti con certe realtà che si preferisce ignorare, perché può implicare rischi elevatissimi per la salute fisica propria e dei propri cari.E’ una storia che ci riguarda tutti perché potrebbe riguardare chiunque di noi, da un momento all’altro, senza che niente possa aiutarci ad immaginarlo, ad anticiparlo. E’ soprattutto una questione di salute pubblica e di prevenzione, di educazione e di informazione. Cogliamo l’occasione per rifletterci e parlarne.
Fonte: Il Messaggero.it
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