VENEZIA - I titolari d'azienda stranieri che operano in Italia sembrano non subire la crisi: negli ultimi cinque anni le imprese di questo tipo sono aumentate del 40,5%, sfiorando alla fine del 2009 quota 600 mila (599.036). Anche nello scorso anno, uno dei più difficili della storia recente del nostro Paese, l'aumento rispetto al 2008 è stato del 4,1%.
A rivelarlo è uno studio della Cgia di Mestre, che indaga su un comparto del nostro settore produttivo certo non trascurabile: si stima che trovino occupazione in questo tipo di aziende almeno 2 milioni di persone. La comunità di imprenditori più numerosa è quella marocchina, che conta 57.621 aziende, seguita da quella cinese con 49.854 e da quella romena con 49.132. Appena fuori dal podio troviamo gli svizzeri (43.973 imprenditori), i tedeschi (36.325) e gli albanesi (34.982).
"Ma il dato interessante - sostengono gli artigiani di Mestre - è l'incremento che si è registrato negli ultimi anni". Tra il 2004 e il 2009, ad esempio, gli imprenditori romeni (presenti prevalentemente nell'edilizia), sono cresciuti del 204,1%. I cittadini del Bangladesh (con forte attitudini nel settore del commercio alimentare e nei phone center) sono aumentati del 133,6%. Gli albanesi (anch'essi con una forte vocazione nel settore delle costruzioni) hanno registrato un incremento del 110,1%.
"Innanzitutto va ricordato che in questi anni è decisamente aumentato il loro numero in termini assoluti, e quindi è cresciuta in maniera corrispondente anche la loro propensione a mettersi in proprio - spiega Giuseppe Bortolussi, segretario degli Artigiani di Mestre - Inoltre, in virtù del forte impulso subito dai ricongiungimenti familiari, molti stranieri hanno scelto di aprire una piccola attività artigianale o commerciale grazie all'aiuto del coniuge o di altri familiari che si sono prestati come collaboratori".
Il segretario della Cgia interviene anche sulla proposta lanciata dalla Lega Nord di introdurre l'obbligo di un corso di lingua italiana per coloro che vogliono aprire un'attività commerciale. "Stando ai risultati emersi da una recente indagine presentata dall'Istat nel dicembre scorso - afferma - il 90,9% dei lavoratori stranieri intervistati ha dichiarato di far uso della lingua italiana nei luoghi di lavoro. Inoltre, ritengono che questa sia una condizione necessaria per affermarsi professionalmente oltre a rappresentare uno strumento necessario per favorire il loro inserimento sociale". "L'unica eccezione - conclude - è rappresentata dai cinesi, che praticamente non conoscono la nostra lingua".
Nessun commento:
Posta un commento