È la carica dei nuovi italiani: oltre 40mila nel 2009. La corsa dei neo-cittadini non rallenta: è come se ogni anno una nuova città, grande come Rieti, diventasse di colpo italiana. Il loro identikit? Operai, per lo più albanesi e marocchini, residenti tra Roma e Milano, con in tasca un diploma di scuola media superiore o una laurea. Ma come si diventa italiani? In attesa della riforma più volte annunciata, la nostra legge sulla cittadinanza resta ferma al '92 e obbliga gli immigrati a una lunga via crucis. Per acquistare il passaporto italiano ci sono, oggi, due strade. La prima si chiama "naturalizzazione": l'immigrato deve dimostrare una residenza ininterrotta di 10 anni e un reddito minimo (8.300 euro all'anno, 11.300 con un coniuge a carico). La seconda è sposare un italiano e presentare richiesta dopo due anni dalla cerimonia. Una volta soddisfatti i requisiti, bisogna armarsi di santa pazienza: l'attesa media è infatti di oltre 4 anni, anche se la legge parla di una procedura lunga al massimo due.
Le cose non migliorano neppure per chi è nato in Italia, da genitori stranieri: deve infatti aspettare la maggiore età per chiedere la cittadinanza, dimostrare una residenza "senza interruzioni" fino ai 18 anni e ha solo un anno di tempo (fino al compimento del diciannovesimo anno) per presentare la domanda.
Eppure, nonostante i tanti ostacoli, il numero dei nuovi italiani cresce costantemente. Nel 2004 erano 11.945, poi sono saliti a 19.266 nel 2005. Nel 2006 si è registrato un balzo (35.766 naturalizzazioni), seguito da leggeri aumenti: 38.466 nel 2007, 39.484 nel 2008. Fino ai 40.084 dell'anno scorso. L'Italia però resta indietro rispetto alle altre grandi nazioni del continente. Un esempio? Nel 2006 la Francia ha concesso 148mila cittadinanze, la Germania 124mila, la Gran Bretagna 154mila, la Spagna 62mila. E in Italia erano solo 35mila.
Chi sono i nostri nuovi concittadini? A tracciarne l'identikit sono i dati pubblicati dal Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Viminale. Nel 2009 sono stati oltre 40mila i passaporti italiani concessi (su 61mila richieste): 22.962 per residenza, 17.122 per matrimonio. Questi dati non comprendono però gli stranieri che al raggiungimento della maggiore età dichiarino di voler diventare cittadini italiani (in quanto l'accertamento dei loro requisiti è di competenza del sindaco del luogo di residenza), né gli acquisti di cittadinanza per adozione.
Quello che salta agli occhi, scorrendo i numeri forniti dal ministero dell'Interno, è il netto calo delle cittadinanze concesse per matrimonio nell'ultimo anno (nel 2008erano state ben 24.950). Come si spiega? La stretta è dovuta agli effetti del "pacchetto sicurezza", che ha dichiarato guerra ai matrimoni combinati: oggi infatti si diventa cittadini italiani non più dopo sei mesi dalla cerimonia, ma dopo due anni e per sposarsi bisogna esibire il permesso di soggiorno.
I nuovi cittadini del 2009 sono per lo più albanesi (6.101), seguiti da marocchini (5.917), romeni (2.032), argentini (1.556), tunisini (1.256), brasiliani (1.226). Il record nelle concessioni per matrimonio lo detengono gli argentini (1.448). Per residenza invece il primato spetta agli albanesi (5.209).
Dove vivono questi nuovi italiani? Soprattutto in Lombardia (7.414), Veneto (4.495), Emilia Romagna (4.143), Piemonte (3.682) e Lazio (3.151). Tra le province, in testa c'è Roma (2.516) seguita da Milano (2.417). I neo-cittadini sono per lo più operai (7.710), studenti e casalinghe. Ma ci sono anche ventitré sportivi, tredici giornalisti e quattro registi. Hanno preso la cittadinanza anche venticinque architetti, undici avvocati, diciassette chimici, due fotografi, tredici commercialisti, otto industriali, sei docenti universitari, oltre a 102 medici e 241 religiosi.
Per quanto riguarda il loro titolo di studio, 5.507 nuovi italiani hanno solo la licenza media, 7.292 il diploma di media superiore e 1.798 la laurea. Meno di mille si sono fermati alla licenza elementare.
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