Era appostato davanti ad un supermercato con una pistola in pugno. Era un’arma giocattolo con il tappo rosso rimosso per sembrare vera e agli agenti ha negato di voler fare una rapina: a dodici anni non sapeva come fare per sorprendere i passanti.
E’ l’ultimo di una serie di episodi che a Ostia vedono come protagonisti bambini in vicende a cavallo tra criminalità e disagio. In appena dieci giorni tre ragazzini sono finiti nel mirino della polizia per fatti che rappresentano un campanello d’allarme e che sono finiti sui verbali giudiziari. Venerdì mattina poco dopo le 9,30 una chiamata al 113 avvertiva di un giovane armato di pistola che si aggirava davanti al supermercato di via Boezi. I poliziotti, giunti sul posto, hanno intercettato un ragazzino di 12 anni dalla corporatura massiccia e dalle sembianze adulte. In una busta nello zainetto nascondeva una pistola softair con il tappo rosso rimosso per sembrare vera. «No, non volevo rapinare nessuno ma volevo sentirmi protagonista» ha balbettato agli agenti che l’hanno trattenuto per controlli. La madre è stata denunciata per abbandono di minore.
Sabato 16 un bulletto dodicenne di una scuola media di Ostia Stella Polare, ha portato in classe un proiettile calibro 7,65 per intimorire un compagno di classe. L’aveva sottratto al nonno di 64 anni che in cantina custodiva malamente una pistola regolarmente dichiarata con relativo munizionamento. L’anziano pistolero è stato denunciato per omessa custodia ed gli è stato ritirato il porto d’armi.
Due giorni prima, invece, era stato un ragazzino di nove anni a preoccupare insegnanti e genitori degli alunni di una scuola elementare di Ostia. Quella mattina, infatti, il bulletto temuto dai suoi compagni di classe era arrivato ”armato” con una pistola softair del tutto identica ad un’arma vera. Voleva incutere paura ai suoi coetanei, come aveva fatto la settimana prima impugnando un coltello e minacciandoli nell’ora di refettorio.
In questo caso sono stati i genitori, avvertiti dalle maestre, a informare la polizia e a denunciare la mamma del ragazzino. La quale a sua volta a contro-querelato dai carabinieri quelle persone. «Si è voluto fare un caso di polizia di un bambino solo un po’ esuberante» ha motivato il genitore irritato dall’intervento del commissariato.
«Non siamo a livello di allarme commenta il primo dirigente del commissariato, Antonio Franco ma certamente possiamo parlare di un profondo disagio e di segnali che stanno lì a indicarci che l’età delinquenziale in questo quadrante della città rischia drammaticamente di abbassarsi».
Negli ultimi anni la cronaca del litorale romano è stata costellata di episodi di bullismo e di fatti legati a gang giovanili. Per questo motivo tra i primi provvedimenti assunti dal responsabile del commissariato c’è stata l’istituzione di una squadra delegata al monitoraggio del fenomeno. Negli ultimi sei mesi sono stati ”censiti” i muretti e le piazze dove i ragazzi sono solito riunirsi e incontrarsi. Al momento sono sette, sei per le strade di Ostia e una nel cuore di Casal Palocco.
Dopo aver catalogato i punti di raduno, anche attraverso l’intervento degli operatori della polizia scientifica, gli investigatori hanno in qualche modo inquadrato i gruppi per le modalità d’abbigliamento, per credo politico e per tifoseria sportiva. Complessivamente sono stati individuati poco più di cinquecento ragazzi e poco oltre cento ragazze, tutti tra i 13 e i 18 anni, come frequentatori abbastanza assidui dei gruppi monitorati.
«Non abbiamo la presunzione di sconfiggere il fenomeno delle baby gang ammette Franco anche perchè c’è un problema di fondo che è quello dell’educazione alla legalità. E, infatti, abbiamo avviato nelle scuola incontri con gli studenti e con i loro genitori per insegnare l’importanza del rispetto verso gli altri e verso le norme di convivenza civile».
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