«Abbiamo di fronte una realtà in evoluzione - osserva Ginevra Demaio, caporedattrice dell'Osservatorio - che non può essere affrontata solo con atti amministrativi; serve un approccio più articolato, che punti all'integrazione. Perché in queste classi vediamo il futuro dell'Italia». E pone l'accento su un aspetto ancora poco studiato: «I ragazzi di origine straniera alle superiori si concentrano soprattutto negli istituti tecnici (39,9%) e professionali (29,7), pochi scelgono i licei. Assistiamo a una "separazione dei percorsi", che in passato segnava la differenza tra le classi povere e quelle più agiate. Oggi invece rischia di segnare un nuovo confine invisibile». E la questione dei tetti? «I dati ci dicono che le difficoltà d'inserimento riguardano soprattutto chi arriva in Italia da adolescente, e nello specifico l'apprendimento dell'italiano. Vanno affrontate, più che con calcoli aritmetici, con interventi di ampio respiro, come investimenti per l'insegnamento della lingua anche fuori dell'orario scolastico».
13/01/2010 "Stranieri in classe, uno su tre è nato a Roma"
Le anticipazioni del VI Rapporto Caritas sulla Capitale: solo in 14 istituti gli alunni non italiani superano il "tetto" del 30%. Sono 48mila nelle scuole della Provincia. E alle materne boom di seconde generazioni
Sono quasi 50mila gli studenti stranieri che frequentano le scuole di Roma e provincia, oltre l'8% di tutti gli iscritti. Ma più di uno su tre è nato in Italia. A fare la fotografia delle classi multietniche della capitale, a pochi giorni dalla Giornata mondiale del migrante (l'edizione 2010, di domenica, sarà dedicata ai minori stranieri) è la Caritas Roma. Con alcune anticipazioni del VI Rapporto dell'Osservatorio romano sulle migrazioni, realizzato in collaborazione con la Camera di commercio e la Provincia. La presentazione dell'indagine si terrà il 4 febbraio. Qualche cifra? A Roma città, gli studenti di origine straniera sono 31.626. Gli altri Comuni più interessati sono Guidonia, Tivoli, Ladispoli, Pomezia. Ma se, anziché ai numeri assoluti, si guarda al "peso" sul totale degli iscritti, svettano in testa alla classifica piccoli paesi come Campagnano e Marcellina. Quanto alle nazionalità, i più numerosi sono i romeni (36,2%), seguiti a distanza da filippini (7,4), polacchi (4,7), albanesi (4,6), peruviani (4,3).Di particolare attualità - vista la circolare del ministero dell'Istruzione che prevede, a partire dall'anno prossimo, un tetto al numero di stranieri per classe - è la mappatura delle scuole romane in cui l'incidenza di alunni non italiani supera il 30%: il Rapporto 2009 ne censisce solo 14. È interessante incrociare questo dato con quello sui ragazzi che, pur avendo passaporto straniero, sono nati in Italia: sul territorio provinciale sono il 36,8%. E questa percentuale sale al 44,2 alle elementari, al 76% nella scuola dell'infanzia. Se i minori di seconda generazione saranno esclusi dal tetto, come ha annunciato in tv il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini (ma la circolare ministeriale su questo punto non è altrettanto esplicita) si può affermare che, almeno a Roma, il nuovo sistema di quote non avrà effetto: le alte incidenze riguardano infatti perlopiù scuole elementari e medie, dove la maggior parte degli iscritti "stranieri" lo è per cittadinanza, ma non per nascita.
«Abbiamo di fronte una realtà in evoluzione - osserva Ginevra Demaio, caporedattrice dell'Osservatorio - che non può essere affrontata solo con atti amministrativi; serve un approccio più articolato, che punti all'integrazione. Perché in queste classi vediamo il futuro dell'Italia». E pone l'accento su un aspetto ancora poco studiato: «I ragazzi di origine straniera alle superiori si concentrano soprattutto negli istituti tecnici (39,9%) e professionali (29,7), pochi scelgono i licei. Assistiamo a una "separazione dei percorsi", che in passato segnava la differenza tra le classi povere e quelle più agiate. Oggi invece rischia di segnare un nuovo confine invisibile». E la questione dei tetti? «I dati ci dicono che le difficoltà d'inserimento riguardano soprattutto chi arriva in Italia da adolescente, e nello specifico l'apprendimento dell'italiano. Vanno affrontate, più che con calcoli aritmetici, con interventi di ampio respiro, come investimenti per l'insegnamento della lingua anche fuori dell'orario scolastico».
«Abbiamo di fronte una realtà in evoluzione - osserva Ginevra Demaio, caporedattrice dell'Osservatorio - che non può essere affrontata solo con atti amministrativi; serve un approccio più articolato, che punti all'integrazione. Perché in queste classi vediamo il futuro dell'Italia». E pone l'accento su un aspetto ancora poco studiato: «I ragazzi di origine straniera alle superiori si concentrano soprattutto negli istituti tecnici (39,9%) e professionali (29,7), pochi scelgono i licei. Assistiamo a una "separazione dei percorsi", che in passato segnava la differenza tra le classi povere e quelle più agiate. Oggi invece rischia di segnare un nuovo confine invisibile». E la questione dei tetti? «I dati ci dicono che le difficoltà d'inserimento riguardano soprattutto chi arriva in Italia da adolescente, e nello specifico l'apprendimento dell'italiano. Vanno affrontate, più che con calcoli aritmetici, con interventi di ampio respiro, come investimenti per l'insegnamento della lingua anche fuori dell'orario scolastico».
Fonte: Repubblica.it
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